mercoledì 22 ottobre 2014

Il ruolo della tecnica nell'antropologia gehleniana

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it; II di 3)

3. Le due svolte antropologiche fondamentali e le loro conseguenze

L’era attuale è, secondo Gehlen, il risultato della seconda “cesura” o “svolta rivoluzionaria” che si sia realizzata nella storia della civiltà. Per l’Autore, infatti, due “svolte” hanno sinora caratterizzato l’evoluzione del genere umano: il passaggio, nella preistoria (durante il Neolitico), dal nomadismo alla vita sedentaria, ed il passaggio, nella modernità (durante l’Ottocento), dal lavoro manuale al lavoro meccanizzato; Gehlen descrive questa seconda svolta con il termine di “industrializzazione”, derivante dalla rivoluzione scientifica che aveva caratterizzato la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo e che tra il XVIII ed il XIX secolo ha dato luogo alla organizzazione capitalistica della produzione. Tali cambiamenti innescano un così radicale rivolgimento di tutte le componenti vitali, da richiedere necessariamente un periodo di transizione per il raggiungimento di una nuova condizione di stabilità. Ad esempio, a seguito del passaggio dal Paleolitico al Neolitico, I’uomo si trasformò da cacciatore in allevatore, le divinità persero il loro aspetto demoniaco e/o animalesco per assumerne uno antropomorfico, cambiarono le dinamiche e le gerarchie interne alle famiglie ed ai gruppi, si svilupparono popolazioni più numerose, divenne cronico ed inevitabile uno stretto legame con l’elemento atmosferico al punto tale da avviarne un primo tentativo di comprensione, e nacquero nuovi diritti e doveri(20) poiché la «popolazione sedentaria vive [...] in condizioni che costringono a sviluppare nel lavoro il senso del dovere e del servizio»(21). Ma, soprattutto, nella società agricola chi si prende cura della natura lo fa per poter usufruire, poi, dei suoi frutti: si assiste così alla nascita della proprietà privata.

Il carattere sacrosanto della proprietà privata è uno dei contrassegni delle società basate sull’agricoltura, perché l’ambito delle cose entro cui un uomo agisce e dispone direttamente, e che delimita la sfera della sua responsabilità anche morale per la prosperità di tutto quanto vive e vegeta in tale ambito, deve rimanere riservato alla sua persona(22).

domenica 12 ottobre 2014

Il ruolo della tecnica nell'antropologia gehleniana

di Federico Sollazzo (p.sollazzo@inwind.it; I di 3)

l . L’imprescindibilità dell’antropologia dalla tecnica

La questione della tecnica in Arnold Gehlen è comprensibile solo inserendola all’interno dell’intera concezione antropologica gehleniana: essendo l’uomo un “essere biologicamente carente”, egli è incapace di sopravvivere in un qualsiasi ambiente naturale ed è quindi costretto ad agire al fine di costruirsi il proprio “posto nel mondo”, avvalendosi della tecnica. L’uomo è perciò fisiologicamente inferiore agli animali in quanto non dispone di organi specializzati, la sua sopravvivenza dipende pertanto dalla sua capacità di compensare, tramite strumenti, le proprie carenze naturali. Da una simile impostazione deriva che solo l’uomo è quel vivente in grado di trascendere la propria condizione biologica, a partire da una marcata limitatezza della stessa, questo processo, però, non avviene grazie ad una scintilla divina presente in lui (come nell’antropologia scheleriana), bensì poiché egli rappresenta un “progetto particolare”(1) della natura, un essere “umanisticamente” in grado di progettare il proprio futuro svincolandosi da una specifica nicchia ecologica, pervenendo alla realizzazione di un mondo culturale: «La natura ha destinato all’uomo una posizione particolare o, detto in altri termini, ha avviato in lui una direzione evolutiva che non preesisteva, che non era ancora mai stata tentata, ha voluto creare un principio di organizzazione nuovo»(2). A partire da queste premesse Gehlen rinviene nella tecnica una triplice risoluzione delle carenze organiche umane, essa infatti sostituisce gli organi mancanti, potenzia quelli esistenti e agevola il lavoro dell'organismo,

cosicché accanto alle tecniche di “integrazione” che rimpiazzano le capacità non concesse ai nostri organi, compaiono le tecniche di “intensificazione”, che producono effetti superiori a quelli raggiungibili con le sole forze naturali […] Infine vi sono le tecniche di “agevolazione”, volte ad alleggerire la fatica dell’organismo e quindi in generale a permettere un risparmio di lavoro(3).

martedì 7 ottobre 2014

Herbert Marcuse: 'One-Dimensional Man' 50 Years Later. Lecture by Federico Sollazzo


Thursday 9th Oct. at 6pm, by the classroom n.3 of the Faculty of Arts of the University of Szeged, as part of the socalled "Őszi Kulturális Fesztivál", in the year of 50th anniversary of the publication of the book One-Dimensional Man by Herbert Marcuse, will take place the Lecture of Federico Sollazzo "Herbert Marcuse: One-Dimensional Man 50 years later". 
The book One-Dimensional Man turns 50. Of course in the book there are elements strictly close to the USA society of 60's, but what we have to seek for in those pages are the theoretical acquisitions (which make Marcuse interesting to read also, and especially, out from any kind of vogue, like that of ’68). 
Those acquisitions contribute to delineate, from one side, the way from which the current society comes, and from the other, a possible trend in development that the nowadays society could/ought take. 
The idea of a continuity in the evolution between the Totalitarian societies of XX cen. and the nowadays western democracies; the related new reconsideration of what is ideology; the main trait of this societal evolution as the rise of a new impersonal subject who leads power: no longer capital but technology, in front of which all of us (including those who have a high status in society, like a Prime Minister or the administrator of an international Corporation) are mere executioners.

(Lecture's language: English)